sabato 29 dicembre 2012

Doppio ritratto: Sofia e Marco

SOFIA & MARCO

Reggeva un capo dello spago, quasi fosse il dono più prezioso che le avessero mai fatto. Le dita strette intorno al cordino sbiadito e gli occhi fissi all’altro capo. Quando la mano sudava e lo sentiva scivolare via, aggiungeva un piccolo nodo e vi si aggrappava. Era stata un’idea di suo fratello, ma l’aveva accolta come un ordine imprescindibile. Ogni proposta di Marco diventava legge, non perché avesse un piglio autoritario, ma perché agli occhi Sofia ogni parola proveniente dalla sua bocca era verità. Sapeva che Marco era in grado di mentire, ma perfino le sue bugie erano per lei verità. Ogni sua parola era specchio della vita, della realtà da cui Sofia doveva e voleva imparare. Era il suo modello di riferimento. Imitava goffamente ogni suo gesto per sentirlo più vicino a sé, per avvicinarsi a lui sempre più.

Era un caldo agosto e trascorrevano quell’estate nella casa in montagna. Marco amava esplorare i boschi e non riusciva mai a convincere sua sorella della pericolosità delle sue spedizioni. Così optò per la prima cosa utile che trovò nello scantinato. Prese le forbici un po’ arrugginite e tagliò un pezzo di spago lungo circa dieci spanne.

-Non devi lasciarlo mai, per nessun motivo.
-E se starnutisco e devo soffiarmi il naso?
-Se non riesci a soffiarti il naso con una mano, forse il mondo delle avventure non fa per te...

La provocava con uno sguardo determinato.

-Non lo lascerò mai, per nessun motivo.

Lo fulminò con occhi di fuoco.

-Bene, non lo lascerò nemmeno io… Pronti, via!

Un’ora dopo le foglie e i rami secchi scricchiolavano sotto i loro scarponcini. Marco non si era prefissato una meta, preferiva godersi il paesaggio e lasciarsi sorprendere da ogni nuova cima che faceva capolino all’orizzonte. Sofia era costantemente distratta da una cascata di pensieri che le impedivano di ammirare ciò che la circondava. Era convinta di dover iniziare a preoccuparsi per il proprio futuro e classificare le sue numerose ambizioni per raggiungerle al più presto, obiettivo dopo obiettivo. Non aveva mai amato il ruolo della piccolina in famiglia ed era impaziente di accorciare quello spago e raggiungere fianco a fianco suo fratello. Il suo corpo non sembrava essere d’accordo, tanto che rallentò il passo e iniziò a inciampare ogni volta che lo spago la invitava con un leggero strattone.

-Camminiamo da due ore, non potremmo fermarci a riposare un po’?
-D’accordo, avviciniamoci a quel masso laggiù e mettiamoci all’ombra.

Aprì lo zaino e tirò fuori un telo, Sofia ci si sdraiò subito e lo occupò completamente, muovendo su e giù le braccia spalancate a mo’ di angelo. Pochi minuti dopo Marco la guardava, addormentata sotto un sole cocente, e pensava al carico di responsabilità che gli era stato rifilato per il solo fatto ti essere nato otto anni prima. E’ come se la propria data di nascita fosse in qualche modo profeta di un destino segnato e regista autoritario del dramma che bisogna interpretare. Non è che pretendesse chissà cosa, non era così stupido da credere che la libertà sta nella vita priva di regole, ma avrebbe voluto contestarne un paio, farsi concedere almeno l’opportunità di avere voce in capitolo. Slegò lo spago dal proprio polso e, raggomitolandolo accanto alla sorella, notò che anche nel sonno stringeva il suo. Respirò i ricordi d’infanzia e pensò a come sarebbe stato senza di lei. Si pentì di desiderare una vita diversa, perché le voleva un bene dell’anima e avrebbe fatto di tutto per proteggerla. Desiderava il meglio per lei, eppure il peso dello sguardo di quella bambina di nove anni lo schiacciava come una pressa. La sua fiducia cieca e illimitata lo soffocava, l’amore ingenuo e sincero lo accusava tacitamente di non essere in grado di ricambiare quel sentimento puro e perfetto nella sua semplicità. Arrivò fino al fiume per una piccola esplorazione in solitaria. Tornerò prima che si svegli, pensò. Giunse accanto al ruscello e si accovacciò su un sasso nel tentativo di riempire la borraccia. Poi un ponte di legno catturò la sua attenzione, la sua scarsa stabilità era inversamente proporzionale alla sua capacità attrattiva. Si fiondò a osservarlo da vicino.

Nel frattempo Sofia si svegliò e balzò in piedi, entusiasta e impaziente di tornare a esplorare con la sua personalissima guida. Riacquistata piena lucidità, notò quell’assenza ai suoi occhi imperdonabile. Si voltò in ogni direzione ma non vide traccia di Marco, né del suo zaino. Era da sola nel bel mezzo del nulla su un ampio e morbido telo con una promessa ancora legata al polso.

 -Non lo lascerò mai, per nessun motivo.
-Bene, non lo lascerò nemmeno io…

Quell’amore ingenuo di bambina lasciava già spazio a un amore adulto: paziente e ricoperto di ferite. Si sdraiò di nuovo e richiuse gli occhi, fingendo di dormire, nell’attesa di sentire i suoi passi pesanti avvicinarsi.
Controllò che avesse gli occhi chiusi e riallacciò la spago intorno al proprio polso. Poi appoggiò delicatamente una mano sulla spalla di Sofia

-Dormigliona, è ora di ripartire… Coraggio.

-Sono pronta!








Doppio ritratto di due persone "vere". Talmente reali che probabilmente le avete già incontrate, forse le conoscete meglio di me. Si sente l'eco di "Io e te" (N. Ammaniti), voluto o non voluto? Non saprei. Un abbraccio a tutti voi.

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